Abbiamo riempito quelle strade con le nostre parole e i nostri corpi, convinte che una visione non mainstream sui generi sia fondamentale all’interno di un movimento che si batte contro la
devastazione e saccheggio dei territori, contro la precarizzazione selvaggia, contro la negazione dell’accesso ai servizi e ai diritti fondamentali.
Siamo state in piazza, quindi, con le nostre modalità, con i nostri corpi liberati e queerizzati, con boa fuxia e ombretti glitter, con vagine giganti di cartapesta che abbiamo fatto squirtare sui muri di alcune chiese, in un parossismo di tutto quanto ci viene quotidianamente negato: la libertà autodeterminata dei nostri corpi. Rivendichiamo e proponiamo una pratica orizzontale e condivisa di percorsi che si incontrano e
costruiscono insieme.
Questo è il contenuto della nostra pratica politica e questo ancora una volta ci viene negato da Expo con la sua visione della donna funzionale solo a procreare e nutrire il pianeta, con il suo utilizzo opportunista e strumentale delle soggettività omosessuali a fini esclusivamente economici, e allo stesso tempo con il patrocinio alla predicazione omofoba leghista e fanatico-cattolica.
Per questo rivendichiamo la nostra rabbia, che si esprime anche con la forza erotica, gioiosa e passionale dei nostri corpi in corteo, riappropriandoci collettivamente delle strade e delle piazze della città, tessendo relazioni e costruendo legami, con cura e con l’attenzione di andare avanti insieme, senza lasciare indietro nessuna.
Oggi ci troviamo a fare un bilancio, sapendo che in quella piazza sono state messe in atto pratiche che come primo, e per ora unico, effetto hanno ottenuto quello di neutralizzare la complessità del nostro messaggio e del percorso che ha dato vita a quella mobilitazione, e in questo senso ci sentiamo di dire che l’ha sovradeterminata. Responsabiltà dei media? Si, certo. Ma anche di chi sapeva che sarebbe successo e ha agito ugualmente.
Noi froce lesbiche trans femministe rifiutiamo la riduzione del conflitto alla logica del “grande evento” da dare in pasto ai media nella società dello spettacolo o alla competizione tra ceti politici più o meno rivoluzionari.
Per noi, il conflitto è invece una pratica quotidiana che politicizza interamente le nostre vite e i nostri corpi, che tende alla costruzione di relazioni sociali diverse fuori e contro il sistema capitalistico, che si nutre di gesti che desiderano allargare il consenso e le possibilità di soggettivazione politica, invece che restringerlo a “stili di militanza” insostenibili per l’ecologia dei nostri corpi e per le nostre vite massacrate dalla precarietà.
Non sarà la sovradeterminazione di pratiche testosteroniche, né l’indignazione da divano di chi giudica senza partecipare a fermarci, né tantomeno quella dei media e del potere costituito che è andato a nozze con uno scenario amplificato e strumentalizzato.
Andiamo avanti, e lo facciamo a partire dalla totale e incondizionata solidarietà alle/agli arrestate/i post corteo, perchè il carcere non lo auguriamo a nessuno, consapevoli che non può che devastare le vita e produrre sempre nuovo dolore. scegliamo di dissentire, però, riprendendoci quello spazio politico oggi oscurato dal fumo del machismo e dai media, continuando ad occuparlo e trasformarlo con i nostri peli, i nostri corpi e le nostre parole che hanno l’ambizione di partire da sé per iniziare processi di cambiamento che portiamo avanti sia all’interno dei movimento che della società, con costanza e pazienza.
Rilanciamo quindi con forza i prossimi appuntamenti che ci siamo date
da tempo:
17 Maggio: in occasione della giornata internazionale contro l’omo-transfobia: PASSEGGIATA GAIA e Assemblea Pubblica Milanese. Le strade saranno libere solo quando ce le riprenderemo. Attraverseremo delle strade rese insicure dalla politica securitaria e militarizzante del territorio. I nostri corpi queerizzati le libereranno con una presenza colorata e favolosa.
20 GIUGNO: NO EXPO PRIDE! Parata queer attraverso le strade milanesi. Il nostro diritto ad autodeterminarci rivendicato con un serpente queer. Contro il pink washing di women for expo, contro la gay street contro ogni ghetto e costrizione che ci impedisca di accedere a una vita libera e a diritti riconosciuti.
Froce, lesbiche, trans e queer della Rete NoExpoPride-Milano
Collettivo Shora
Collettivo Lucciole
Collettivo Ambrosia
Collettivo Bicocca