Archivio Febbraio 2019

Verso l’8 marzo: incontro con Selay Ghaffar

 

Verso lo sciopero femminista globale dell’8 marzo incontriamo Selay Ghaffat, attivista afgana per la libertà e l’uguaglianza di genere, e Benedetta Argentieri, regista di I am the revolution – di cui Selay è co-protagonista.

Durante la serata
???? Stand informativo e gadget di NUDM
???? Aperitivo di finanziamento per lo sciopero dell’8 marzo

 

 

Selay Ghaffar (Pashto سیلی غفار) proviene da una famiglia di combattenti per la libertà e intellettuali di sinistra. È una attivista per i diritti delle donne e ha lavorato per molte organizzazioni nazionali e internazionali a tutela dei diritti umani. È stata direttrice dell’Humanitarian Assistance for the women and children of Afghanistan (HAWCA), con cui ha lavorato per fornire istruzione gratuita, assistenza legale, assistenza sanitaria e protezione a tantissime donne, combattendo per la liberà e l’uguaglianza di genere. È portavoce del Solidarity Party of Afghanistan, denuncia con forza i crimini commessi dal governo afgano e la politica di occupazione USA-NATO, difende i diritti delle donne e del popolo afgano invitando le persone all’unità e alla solidarietà.

Benedetta Argentieri è una giornalista indipendente e regista che vive a New York. I AM THE REVOLUTION è il suo secondo film. Dal 2014 racconta la guerra tra Iraq e Siria. Il suo lavoro è stato pubblicato da diverse testate giornalistiche tra cui Reuters, The Sunday Times e il Corriere della Sera. Nel 2018 è stata scelta per tenere un Ted Talk a Milano su “Women in war” e la realizzazione del suo documentario I AM THE REVOLUTION (2018) in collaborazione con una equipe al femminile. Nel 2016 ha co-diretto Our War, un documentario sui combattenti internazionalisti che si uniscono ai curdi in Siria per combattere l’ISIS, (presentato in anteprima alla 73a Mostra del Cinema di Venezia). Nel 2013 ha co-prodotto Capulcu-Voices di Gezi, che ha vinto il premio Amnesty International.

I AM THE REVOLUTION è un documentario ispiratore a tre donne che combattono per la libertà e l’uguaglianza di genere – Selay Ghaffar, Rojda Felat e Yanar Mohammed – in tre dei peggiori paesi al mondo per le donne: Afghanistan, Siria e Iraq. Ciascuno di questi paesi riflette l’ondata di rivoluzioni femministe: rivoluzione politica in Afghanistan, armata in Siria e attivismo di base in Iraq. Con un approccio giornalistico, il film sfida lo stereotipo delle donne velate, silenziose e timide del Medio Oriente e mostra invece la forza delle donne che combattono in prima linea, in villaggi remoti e nelle strade delle città, per reclamare i propri diritti.

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