Articoli con tag carcere
Ambrosia e lo sciopero dell’8 Marzo: per un femminismo anticarcerario
“Essendo stata una volta qua, Goliarda, non sperare più di uscire com’eri prima. Né tu ti sentirai mai più una di fuori, né loro – quelli di fuori – ti riterranno mai più una di loro. Vedrai: quando uscirai ti porteranno magari dei fiori, ti diranno benvenuta, ti abbracceranno, ma il loro sguardo sarà cambiato per sempre quando si poserà su di te.” (G. Sapienza, L’università di Rebibbia)
Femminista come un mondo senza prigioni. Proiezione del documentario “Caine”. Verso l’8 marzo
Dalle 19.30 Aperitivo di autofinanziamento verso lo sciopero transfemminista dell’8 marzo
Dalle 21.00 Proiezione del documentario “Caine. Donne dietro le sbarre”
Dalle 21.00 Proiezione del documentario “Caine. Donne dietro le sbarre”
@PianoTerra – Via Confalonieri 3
Il 26 febbraio Ambrosia, in collaborazione con Cinesenzaforum proietta “Caine”, un documentario di Amalia De Simone e Assia Fiorillo nato nei penitenziari femminili di Fuorni-Salerno e Pozzuoli.
Come iniziativa di avvicinamento all’8M, la proiezione del documentario è per noi un’occasione per discutere di carcere e femminismo, di corpi, di violenza, di prigioni e ruoli di genere.
Come iniziativa di avvicinamento all’8M, la proiezione del documentario è per noi un’occasione per discutere di carcere e femminismo, di corpi, di violenza, di prigioni e ruoli di genere.
Poiché il nostro è un femminismo anticarcerario, siamo convinte che la violenza di genere sia sistemica e strutturale e che la sua pervasività nella società non possa essere affrontata con la criminalizzazione e la reclusione dei singoli individui.
La logica della punizione come risposta alla violenza di genere, non solo non “protegge” coloro che subiscono la violenza, ma le rende nuovamente oggetto e non soggetto attivo e pensante, usandole strumentalmente.
Con la prospettiva del femminismo che guarda ad una giustizia trasformativa, siamo convinte che solo eliminando le strutture e le istituzioni che riproducono gerarchie sociali e violenza, la violenza di genere possa essere affrontata.
La logica della punizione come risposta alla violenza di genere, non solo non “protegge” coloro che subiscono la violenza, ma le rende nuovamente oggetto e non soggetto attivo e pensante, usandole strumentalmente.
Con la prospettiva del femminismo che guarda ad una giustizia trasformativa, siamo convinte che solo eliminando le strutture e le istituzioni che riproducono gerarchie sociali e violenza, la violenza di genere possa essere affrontata.
Il sistema detentivo, infatti, riproduce e rinforza non solo segregazioni razziali e di classe, ma anche di genere. Per questo le nostre riflessioni sull’abolizione delle carceri sono inscindibili dal nostro transfemminismo e i nostri desideri di liberazione passano necessariamente dalla fine delle prigioni.
Vogliamo, oggi più che mai, che il nostro 8 marzo sia una giornata capace di mettere al centro le contraddizioni e le oppressioni del complesso carcerario, che è un luogo dove emergono con forza le linee di potere della nostra società e per questo non può che essere uno dei luoghi da smantellare per sovvertirle.
Se come dice Angela Davis “il carcere è considerato talmente “naturale” che è estremamente difficile immaginare che si possa farne a meno” vogliamo che l’8 marzo sia anche questo sforzo di immaginazione e di lotta, perchè in quanto trasfemministe sappiamo che molte trappole sono nascoste sotto l’idea di natura.
Se come dice Angela Davis “il carcere è considerato talmente “naturale” che è estremamente difficile immaginare che si possa farne a meno” vogliamo che l’8 marzo sia anche questo sforzo di immaginazione e di lotta, perchè in quanto trasfemministe sappiamo che molte trappole sono nascoste sotto l’idea di natura.
Con tutta la nostra solidarietà ad Alfredo, Anna e a chi lotta in carcere.
no all’ergastolo ostativo, no al 41Bis