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No Expo Pride: né normali né sfruttate, tantomeno strumentalizzate (tira sempre più un casco che un pelo di fica)

07Siamo parte della rete NoExpoPride e numerose abbiamo partecipato al corteo che si è snodato nelle strade di Milano in occasione della MAYDAY NoExpo.

Abbiamo riempito quelle strade con le nostre parole e i nostri corpi, convinte che una visione non mainstream sui generi sia fondamentale all’interno di un movimento che si batte contro la
devastazione e saccheggio dei territori, contro la precarizzazione selvaggia, contro la negazione dell’accesso ai servizi e ai diritti fondamentali.

Siamo state in piazza, quindi, con le nostre modalità, con i nostri corpi liberati e queerizzati, con boa fuxia e ombretti glitter, con vagine giganti di cartapesta che abbiamo fatto squirtare sui muri di alcune chiese, in un parossismo di tutto quanto ci viene quotidianamente negato: la libertà autodeterminata dei nostri corpi. Rivendichiamo e proponiamo una pratica orizzontale e condivisa di percorsi che si incontrano e
costruiscono insieme.

Questo è il contenuto della nostra pratica politica e questo ancora una volta ci viene negato da Expo con la sua visione della donna funzionale solo a procreare e nutrire il pianeta, con il suo utilizzo opportunista e strumentale delle soggettività omosessuali a fini esclusivamente economici, e allo stesso tempo con il patrocinio alla predicazione omofoba leghista e fanatico-cattolica.

Per questo rivendichiamo la nostra rabbia, che si esprime anche con la forza erotica, gioiosa e passionale dei nostri corpi in corteo, riappropriandoci collettivamente delle strade e delle piazze della città, tessendo relazioni e costruendo legami, con cura e con l’attenzione di andare avanti insieme, senza lasciare indietro nessuna.

Oggi ci troviamo a fare un bilancio, sapendo che in quella piazza sono state messe in atto pratiche che come primo, e per ora unico, effetto hanno ottenuto quello di neutralizzare la complessità del nostro messaggio e del percorso che ha dato vita a quella mobilitazione, e in questo senso ci sentiamo di dire che l’ha sovradeterminata. Responsabiltà dei media? Si, certo. Ma anche di chi sapeva che sarebbe successo e ha agito ugualmente.

Noi froce lesbiche trans femministe rifiutiamo la riduzione del conflitto alla logica del “grande evento” da dare in pasto ai media nella società dello spettacolo o alla competizione tra ceti politici più o meno rivoluzionari.
Per noi, il conflitto è invece una pratica quotidiana che politicizza interamente le nostre vite e i nostri corpi, che tende alla costruzione di relazioni sociali diverse fuori e contro il sistema capitalistico, che si nutre di gesti che desiderano allargare il consenso e le possibilità di soggettivazione politica, invece che restringerlo a “stili di militanza” insostenibili per l’ecologia dei nostri corpi e per le nostre vite massacrate dalla precarietà.
Non sarà la sovradeterminazione di pratiche testosteroniche, né l’indignazione da divano di chi giudica senza partecipare a fermarci, né tantomeno quella dei media e del potere costituito che è andato a nozze con uno scenario amplificato e strumentalizzato.

Andiamo avanti, e lo facciamo a partire dalla totale e incondizionata solidarietà alle/agli arrestate/i post corteo, perchè il carcere non lo auguriamo a nessuno, consapevoli che non può che devastare le vita e produrre sempre nuovo dolore. scegliamo di dissentire, però, riprendendoci quello spazio politico oggi oscurato dal fumo del machismo e dai media, continuando ad occuparlo e trasformarlo con i nostri peli, i nostri corpi e le nostre parole che hanno l’ambizione di partire da sé per iniziare processi di cambiamento che portiamo avanti sia all’interno dei movimento che della società, con costanza e pazienza.

Rilanciamo quindi con forza i prossimi appuntamenti che ci siamo date
da tempo:

17 Maggio: in occasione della giornata internazionale contro l’omo-transfobia: PASSEGGIATA GAIA e Assemblea Pubblica Milanese. Le strade saranno libere solo quando ce le riprenderemo. Attraverseremo delle strade rese insicure dalla politica securitaria e militarizzante del territorio. I nostri corpi queerizzati le libereranno con una presenza colorata e favolosa.

20 GIUGNO: NO EXPO PRIDE! Parata queer attraverso le strade milanesi. Il nostro diritto ad autodeterminarci rivendicato con un serpente queer. Contro il pink washing di women for expo, contro la gay street contro ogni ghetto e costrizione che ci impedisca di accedere a una vita libera e a diritti riconosciuti.

Froce, lesbiche, trans e queer della Rete NoExpoPride-Milano

Collettivo Shora
Collettivo Lucciole
Collettivo Ambrosia
Collettivo Bicocca

noexpopride.noblogs.org

 

 

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Le FAVOLOSE a POQ <3

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NoExpo Pride, libere e autodeterminate dal 1 Maggio verso il 20 Giugno e oltre

noexpopride logo

Siamo una rete di femministe, froce e queer e costruiamo le nostre esistenze autodeterminandoci e non accettando che qualcuno ci imponga come comportarci, chi amare o cosa desiderare.

Viviamo in diverse città e abbiamo scelto di essere a Milano per le 5 giornate di mobilitazione Noexpo, perché quest’anno l’organizzazione del Pride ufficiale ha accettato di essere cassa di risonanza per l’Expo2015.

All’interno della grande May Day del 1 maggio, NoExpo Pride sarà un punto di riferimento visibile per tutti i corpi eccedenti alla norma e alla tradizione all’interno dello spezzone NoExpo in ogni città, ma non solo. Si concentrerà sull’opposizione all’immaginario eteronormato che Expo propaganda attraverso il progetto We-Women for Expo e il relativo Padiglione.

Expo2015 non è solo speculazione, cemento, mafia, tangenti e sfruttamento, come ormai è evidente a tutt*, ma è anche un modello di propaganda: il tema dell’esposizione è “nutrire il pianeta”, quando le multinazionali, le aziende e gli stessi paesi che parteciperanno sono gli stessi che devastano, sfruttano e ricattano territori e popolazioni.

Per coprire tutte le atrocità che si commettono in nome del profitto, Expo2015 ha bisogno di crearsi un “volto umano” e lo fa mettendo al centro la donna, come naturale custode della casa e della tradizione legata al cibo, altruista, disposta a curare l’altro e a condividere. La richiesta di centralità e partecipazione delle donne viene strumentalizzata per relegarci, ancora una volta, nei ruoli culturalmente imposti: la famiglia, la cura, la maternità e l’ambito domestico.

Inoltre, per espandere il target commerciale, Expo strumentalizza il bisogno di riconoscimento di lesbiche, gay, trans e queer, proponendo un mercato apposito, iniziative specifiche, locali e quartieri friendly. Tutto questo però non coincide con la realtà che vive la maggioranza dei soggetti lgbtiq, fatta di oppressione, violenza, marginalizzazione ed esclusione dal mercato del lavoro.

Le lotte di genere non sono appannaggio di particolari categorie sociali bensì percorrono trasversalmente tutte le battaglie per una vita migliore che tante e tanti portano avanti quotidianamente. E’ per questo che chiediamo a tutti gli spezzoni del corteo che attraverserà Milano il 1 maggio di esporre un manifesto della rete NoExpo Pride, come condivisione di questa battaglia e per rilanciare tutti insieme la data del 20 giugno.

Dopo le assemblee a Milano e a Roma infatti, abbiamo deciso di costruire il nostro pride, dove prenderci spazio con le nostre molte e differenti identità: il NoExpo Pride! Quel giorno sarà una giornata di lotta capace di coniugare conflitto, rivendicazioni forti e tutta la favolosità di cui siamo portatrici e portatori, con la nostra semplice esistenza. Per conquistare nuovamente in maniera forte e condivisa il nostro diritto alla scelta.

Per dare continuità al percorso della rete ben oltre il Primo Maggio e durante i 6 mesi di durata dell’esposizione, per dare concretezza ai nostri desideri e ai nostri progetti, per prenderci gli spazi che ci spettano di diritto nelle città e per le strade, convochiamo un appuntamento nazionale a cui possano partecipare collettivi, realtà, associazioni, singole che con noi vogliono ragionare su immaginari diversi da quelli in cui ci costringono a stare e su nuove mobilitazioni,

GIOVEDI’ 30 APRILE DALLE 18 NEL CAMPEGGIO NOEXPO, al parco di Trenno, Milano.

Vogliamo una città frocia, non una vetrina gay per Expo e per questo il 20 giugno invaderemo le strade di Milano!

Non ci lasceremo rinchiudere in casa, perché è lì che avvengono la maggior parte delle violenze nei nostri confronti, per mano di padri, mariti, compagni ed ex.

Ci riprenderemo le strade, perché la nostra libertà non è data da telecamere e poliziotti, ma dalla solidarietà e dalla relazioni che costruiamo ogni giorno.

I nostri desideri sono ingovernabili, la nostra libertà non è in vendita!!!

 

Di seguito gli appuntamenti delle prossime settimane, in vista del NoExpo Pride e i contatti:

Milano_Giovedì 30 aprile ore 18,00 al campeggio NoExpo nel Parco di Trenno: Tavolo di discussione e costruzione del NoExpo Pride

•Milano_Venerdì 1 maggio ore 14 P.za XXIV Maggio: MAYDAY NO EXPO

•In tutte le città_Domenica 17 maggio: organizza la giornata di lancio del NoExpo Pride nella tua città!

•Milano_Sabato 20 giugno: NoExpo Pride

 

Rete di femministe, froce e queer contro Expo2015

Blog: noexpopride.noblogs.org

Fb: NoExpo Pride

 

Noi siamo donne, trans*, sexworker, migranti, gay, lesbiche, queer e femministe e vogliamo riappropriarci della nostra Città perché la
visibilità, l’agibilità e la sicurezza di questa città è fatta anche dai nostri corpi che la attraversano. Contestiamo il sistema di valori di
cui Expo si fa portatore e rivendichiamo la libertà di vivere, amare, giocare, performare il nostro genere, i nostri desideri non conformi, la
nostra sessualità e le nostre relazioni con gioia e trasparenza. Chiediamo riconoscimento per le molteplici reti di affettività di cui
facciamo parte. Chiediamo reddito garantito per le nostre vite precarie. Rivendichiamo il diritto di liberare spazi e luoghi di confronto e di
agibilità politica.

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ATTENZIONE! ATTENZIONE!!! STANNO ARRIVANDO LE NUOVE MAGLIETTE DI AMBROSIA. WORK IN PROGRESS.

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Report dell’Assemblea Cittadina di presentazione della Rete NoExpoPride-21 marzo 2015

assemb cittSabato 21 marzo la rete NoExpoPride si è presentata alla città presso la Casa delle Donne.

Abbiamo chiarito cosa significa oggi Expo 2015 partendo dall’immaginario costruito dagli stessi parterns che, attraverso i propri brand , stanno attuando un vero processo di green e pink washing.

 

Il Comitato NoExpo nasce in contrapposizione all’Esposizione Universale per denunciarne il debito che lascerà, la cementificazione assurda e la precarizzazione diffusa.

All’interno di questo contesto si sviluppa NoExpoPride: più concentro sulle tematiche legate al genere e alle questioni lgbit*q.

Uno sguardo particolare è rivolto a WE Women for Expo, che parla di nutrimento e sostenibilità e rivolge un invito semplice e simbolico a tutte le donne: condividere la ricetta per la vita, cioè il racconto di un piatto di particolare valore emotivo, utilizzando il – medievale – motivo della donna madre, dedita al nutrimento degli uomini della terra, una donna che è capace di condividere il cibo in tavola.

La politica sulle donne che Expo sta portando avanti è in linea con l’immagine di donna regina del focolare domestico, madre prima di tutto, e depositaria quindi di conoscenze legate al nutrimento e alla capacità di “prendersi cura”, immagine che ci riporta ad epoche oscurantiste e di matrice patriarcale.

La presentazione della rete NoExpoPride alla città di Milano è avvenuta in simultanea con la città di Bergamo. Alla fine del corteo organizzato dal Comitato Rompiamo il Silenzio infatti, parte delle realtà che compongono la Rete hanno presentato il proprio percorso. Insieme alla geodetica raffigurante gli infopoint che saranno istituiti a Bergamo per promuovere Expo, è stata fatta partire una protesta frocia contro l’esposizione Universale milanese. La manifestazione è avvenuta sotto il comune di Bergamo e sullo sfondo sono state installate le icone dello sciopero sociale insieme alle sagome rappresentative delle persone accettate da Expo nei propri padiglioni e di quelle che invece non rientrano nel suo stereotipo borghese della concezione manageriale.

gay streetLa nostra presentazione alla città cade proprio lo stesso giorno dell’inaugurazione della Gay Street patrocinata dal Comune di Milano: una via di 200 metri dove il turista gay dovrebbe trovare il proprio divertimento. Nel migliore degli stereotipi un’intera strada è stata ripulita dal degrado e messa a disposizione dei gay (ovviamente maschi e benestanti) tanto attenti alla moda e allo shopping. Niente meno che un’area protetta, in cui questi diversi individui possano muoversi felici e alla quale il mondo possa guardare sorridendo con sollievo.

È chiaramente in atto uno svilimento dei diritti delle donne e delle soggettività lgbit*q e in questo panorama gli unici segnali di apparente apertura sono dettati dall’interesse economico che sta dietro alla valorizzazione del turismo omosessuale, e da quello politico di (omo)normalizzazione ed esclusione di identità scomode.

Si tratta di un’operazione di pinkwashing: nessuna reale volontà di incidere sulla cultura delle libertà, né di far ottenere dei diritti alle persone lgbit*q che attraversano Milano, cittadini o turisti o migranti che siano.

Come rete NoExpoPride non accettiamo questi meccanismi e ci siamo quindi recati in via Sammartini per ribadire che un’unica strada non può essere sufficiente, che è l’intera città a dover essere accogliente e vivibile per gli individui indifferentemente dal genere con il quale si identificano, dall’orientamento sessuale, dal possesso o meno di documenti, e dalla condizione sociale.

In questa direzione a Bergamo è stata lanciata una campagna di affissione che vede protagonisti gli esercenti delle vie del centro, ai quali è stato chiesto di esporre un adesivo con la scritta “Lascia fuori l’omofobia” perché vogliamo città che rifiutino ogni forma di discriminazione sessuale.

VOGLIAMO UNA CITTÀ FROCIA E NON UNA VETRINA GAY PER EXPO, poiché l’unica città sicura è quella in cui donne, uomini, soggetti lgbit*q e migranti si sentano liber* di attraversarla e di a viverla a qualsiasi ora del giorno e della notte, perché l’unica città di cui abbiamo bisogno è una città la cui riqualifica è orientata ad Expo.

 

Stiamo lavorando si questi temi e tanto lavoro ancora ci aspetta, rilanciamo dunque alla prossima riunione milanese NoExpoPride il 7 aprile (a breve indicazioni su luogo e orario).

Saremo presenti con un banchetto all’interno del Campeggio NoExpo che si terrà nei giorni dal 28 aprile al 2 maggio. Attraverseremo il Corteo del 1 maggio in maniera completamente trasversale e il 20 giugno sfileremo nelle vie di Milano con un Corteo nazionale NoExpoPride.

 

Rete NoExpoPride

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froce, femministe, queer….

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sabato 21 marzo h. 15:00 ASSEMBLEA CITTADINA NOEXPOPRIDE

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Rete NoExpoPride si presenta alla città sabato 21 marzo h. 15:00 presso

Casa delle Donne in via Marsala 8

 

È interessante soffermarci sul significato che assume il progetto di Expo chiamato WomenForExpo e l’evidente meccanismo di pinkwashing in atto a Milano.

WomenForExpo è la quota rosa di Expo: propone l’immagine di una donna naturalmente votata al prendersi cura, al cullare e al nutrire il pianeta. È un progetto che normalizza la condizione di oppressione delle donne, infiocchettandola.

Da un lato si promuove la donna imprenditrice e di potere e dall’altro si accentua l’oppressione di tutte le altre donne, giustificandola con la vocazione alla maternità e alla cura. Del resto la politica sulle donne che Expo sta portando avanti è in linea con l’immagine di donna regina del focolare domestico e madre prima di tutto, depositaria di conoscenze legate al cibo, al nutrimento e alla capacità di accudimento. Immagine che ci riporta ad epoche oscurantiste e di matrice patriarcale.

11071126_658449977594569_3074329693905639530_nIn questo svilimento dei diritti delle donne e delle soggettività LGBTQ, gli unici segnali di apparente apertura sono dettati dall’interesse economico che sta dietro alla valorizzazione del turismo omosessuale, con un fallito progetto di Gay Street che avrebbe messo un’intera strada a disposizione dei gay (ovviamente maschi e benestanti) attenti alla moda e allo shopping; niente più di un’area protetta.

Questo è pinkwashing e non ha nulla a che fare con una reale volontà di incidere sulla cultura delle libertà, libertà di essere chi e come si vuole, di costruire le famiglie che più ci piacciono e meglio ci fanno stare, di vivere la sessualità e la vita senza subire il giudizio di nessuno e gli ostacoli che ne conseguono.

La quota rosa di Expo e il pinkwashing risultano essere dispositivi di normalizzazione e di controllo che operano una reclusione all’interno di spazi fisici e politici e che nascondono l’assenza di diritti per i soggetti LGBTQ.

Rifiutiamo i modelli di donna e di omosessuale che ci propongono e ci impongono. Liberi di immaginarci come vogliamo, libere di essere favolose.

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ASSEMBLEA CITTADINA NOEXPOPRIDE//21marzo//h 15:00//CasaDelleDonne

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È interessante soffermarci sul significato che assume il progetto di Expo chiamato WomenForExpo e l’evidente meccanismo di pinkwashing in atto a Milano.

WomenForExpo è la quota rosa di Expo: propone l’immagine di una donna naturalmente votata al prendersi cura, al cullare e al nutrire il pianeta. È un progetto che normalizza la condizione di oppressione delle donne, infiocchettandola.

Da un lato si promuove la donna imprenditrice e di potere e dall’altro si accentua l’oppressione di tutte le altre donne, giustificandola con la vocazione alla maternità e alla cura. Del resto la politica sulle donne che Expo sta portando avanti è in linea con l’immagine di donna regina del focolare domestico e madre prima di tutto, depositaria di conoscenze legate al cibo, al nutrimento e alla capacità di accudimento. Immagine che ci riporta ad epoche oscurantiste e di matrice patriarcale.

In questo svilimento dei diritti delle donne e delle soggettività LGBTQ, gli unici segnali di apparente apertura sono dettati dall’interesse economico che sta dietro alla valorizzazione del turismo omosessuale, con un fallito progetto di Gay Street che avrebbe messo un’intera strada a disposizione dei gay (ovviamente maschi e benestanti) attenti alla moda e allo shopping; niente più di un’area protetta.

Questo è pinkwashing e non ha nulla a che fare con una reale volontà di incidere sulla cultura delle libertà, libertà di essere chi e come si vuole, di costruire le famiglie che più ci piacciono e meglio ci fanno stare, di vivere la sessualità e la vita senza subire il giudizio di nessuno e gli ostacoli che ne conseguono.

La quota rosa di Expo e il pinkwashing risultano essere dispositivi di normalizzazione e di controllo che operano una reclusione all’interno di spazi fisici e politici e che nascondono l’assenza di diritti per i soggetti LGBTQ.

Rifiutiamo i modelli di donna e di omosessuale che ci propongono e ci impongono. Liberi di immaginarci come vogliamo, libere di essere favolose.

Rete NoExpoPride si presenta alla città sabato 21 marzo h. 15:00 presso

Casa delle Donne in via Marsala 8

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