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reportage fotografico NoExpoPride 20 Giugno 2015

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Ambrosia per NoExpoPride alla festa di Router // Drag Yourself

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Presentazione di “Jeanne 2 avenue des destins” di Barbara X – 12 Giugno Piano Terra

11304425_10155554503570212_1677310265_nPresentazione di “Jeanne 2 avenue des destins”, il nuovo libro
di Barbara X + aperitivo!
@ Piano Terra, Milano – 12 Giugno 2015
h 19.30 Aperitivo
h. 21 Presentazione di “Jeanne 2 avenue des destins”

 

BARBARA X, SCRIVERE PER RESISTERE

Vivere pagina dopo pagina l’affascinante storia di Jeanne per leggere giorno dopo giorno il nostro presente.
Jeanne 2 avenue des destins, un romanzo ricchissimo di spunti di riflessione legati all’invenzione romanzesca e alla cronaca del tempo, gli anni ’80 e ’90 a Parigi. E Jeanne il suo tempo lo vive fino in fondo, in una girandola di avventure ed emozioni, dalle banlieue alle manifestazioni per i diritti del popolo arcobaleno.
Jeanne 2 avenue des destins: l’ultimo libro di Barbara X

 

 

 

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Documento politico per il Noexpo Pride del 20 giugno 2015

DSC_0675Siamo collettivi, singole, frocie, lesbiche, trans*, migranti che lottano contro le politiche che rendono ogni giorno le nostre vite sempre più precarie, contro le riforme che pretendono di incasellare i nostri desideri e le nostre esistenze. Quest’anno l’organizzazione milanese del Pride ufficiale ha cercato una maggiore visibilità attraverso Expo2015, per questo  come collettivi e singol* femminist* e lgbtiq, abbiamo deciso di costruire una nostra giornata di mobilitazione:  il NoExpo Pride.

Ci siamo incontrat* a dicembre 2014 a Milano e di nuovo a marzo 2015 a Roma  e abbiamo attraversato la May Day del 1 maggio, portando avanti una critica lesbica, femminista e frocia al progetto di Expo2015.

Expo2015  è  un progetto fondato sullo sfruttamento del lavoro, sottopagato, precario o  volontario; il nuovo modello di sfruttamento consolidato dal Expo diventerà la norma dopo i sei mesi dell’esposizione. Expo è un gigante di cemento che devasta intere aree extraurbane; una passerella di multinazionali, aziende e Stati imperialisti e neo-colonialisti che propongono un modello di sfruttamento, devastazione e ricatto dei territori e delle esistenze. Basti pensare alla centralità di sponsor come Monsanto, Coca-Cola, Nestle e Mc Donald’s .  non ci bastano un ecologismo e la solidarietà di facciata verso le persone gltqi per dimenticare che nel padiglione dedicato ad Israele saranno presentate le “eccellenze” israeliane nell’agricoltura e nella gestione dell’acqua, senza fare riferimento al regime di apartheid che Israele impone sulla popolazione palestinese. Expo diventa anche una vetrina per il pinkwashing e l’omonazionalismo degli Stati Uniti che il 20 giugno, davanti al loro padiglione, organizzeranno una festa gay sfruttando una pretestuosa difesa dei diritti per nascondere le loro politiche imperialiste.

l’Expo diventa, così, una vetrina per la propaganda israeliana e per il pinkwashing, che serve a coprire le atrocità dello stato di Israele sotto la facciata del paradiso turistico gay.

Tutto questo avviene a Milano, una città trasformata dai progetti di speculazione e dalle imponenti opere costruite in vista del grande evento: metri cubi di cemento che hanno richiesto sgomberi, sfratti, demolizioni, retate ed espulsioni, per  escludere dai quartieri destinati ad Expo tutti i soggetti che non erano “presentabili” e “attraenti tra cui rom, migranti, sex worker e senza tetto. Allo stesso tempo alcuni di questi soggetti sono funzionali alla macchina economica di Expo: i migranti lavorano in nero, rischiando e perdendo la vita nei cantieri e i/le sex worker soddisferanno una fetta enorme del turismo che si muove verso milano.

Un esempio è l’azione di ‘ripulitura’ dalla microcriminalità del centro città, come via Sammartini, mettendo in atto politiche securitarie e di controllo, per poi colorarle di rainbow: telecamere, chiusura del traffico e militarizzazione permanente vorrebbero permettere al turismo omosessuale di Expo di trovare in quella via un ghetto protetto in cui spendere e spandere.  Con l’intento – dichiarato – di puntare a incrementare le cifre del turismo omosessuale, questo mercato “pink”  ha un target commerciale che è un gay maschio, bianco, cittadino occidentale, borghese e non parla alla grande maggioranza dei soggetti lgbtiq, che vivono una quotidianità di oppressione, marginalizzazione ed espulsione dal mercato del lavoro e non rientrano nell’immaginario accettabile del gay frivolo, festaiolo, alla moda e spendaccione.

La firma di Giuseppe Sala, commissario unico di Expo,  sulla carta dei diritti presentata dal Unar, da molti salutata come una conquista, è in realtà funzionale a tutto questo: inglobare, mercificare e normalizzare la portata potenzialmente rivoluzionaria dei nostri corpi, dei nostri desideri e delle nostre lotte in quanto soggettività lgbtqi e ricondurla all’interno di logiche di profitto e oppressione.

Oltre a tutto questo, Expo2015 mette in campo l’immancabile retorica sul ruolo della donna.

“Nutrire il pianeta_Energia per la vita” è lo slogan di Expo. E chi può ricoprire questo ruolo se non La Donna?

Women for Expo è la “quota rosa” che, attraverso  campagne pubblicitarie, propone l’immaginario di una donna che può trovare il proprio posto in Expo come imprenditrice, tramite bandi e progetti dedicati, ma soprattutto come madre, in quanto “naturalmente” votata al prendersi cura, al cullare e al “nutrire il pianeta”. Questa campagna mediatica è volta ad imporre due modelli proposti come positivi ed esemplari di una realizzata ed effettiva emancipazione delle donne: la madre della vita e della terra, naturalmente predisposta alla condivisione, all’altruismo e al nutrimento; la donna imprenditrice, la cui emancipazione si manifesta esclusivamente nel “tirare fuori le palle”. La richiesta di centralità e partecipazione delle donne viene strumentalizzata per relegarci, ancora una volta, nei ruoli culturalmente imposti: l’eterosessualità obbligatoria, la famiglia, la cura, la maternità e l’ambito domestico, dove sappiamo bene che avviene il 90% della violenza maschile sulle donne.

Expo è un progetto che normalizza la condizione di oppressione delle donne, infiocchettandola come fosse qualcosa da accettare e addirittura esaltare.

Expo è il perfetto paradigma del modello economico capitalista occidentale: sfrutta, cementifica, colonializza e devasta i territori, alimenta le mafie e uccide i lavoratori, opprime e controlla la vita di tutt*, normalizza i desideri, reprime chi si oppone.

La retorica di Expo su donne e soggetti lgbtiq, da un lato, serve a legittimarsi e ripulirsi, nascondendo dietro la facciata sfavillante della città-vetrina il modello economico e di sfruttamento che Expo esalta e presenta con i suoi padiglioni; dall’altro,  invisibilizza la condizione reale che questi soggetti si trovano a vivere a causa della crisi economica e dei tagli sul fronte pubblico che hanno portato la sanità e i servizi al limite della sostenibilità.  Così emergono le contraddizioni e l’ipocrisia di Expo e del modello che rappresenta: da un lato, esaltare l’importanza delle donne quando la maggioranza di queste non può accedere gratuitamente a nessun servizio per la propria salute, dal momento che i consultori vengono smantellati dai tagli e i reparti di ginecologia vengono chiusi o lasciati in uno stato di totale abbandono, pieni di obiettori di coscienza, che occupano l’80% degli incarichi pubblici, impedendo l’applicazione della legge 194; dall’altro, creare una città gay friendly in un paese che non riconosce le molteplici forme di relazione e intimità che costruiamo, al di là e oltre la famiglia tradizionale. Un paese dove mensilmente nelle piazze viene lasciato spazio alle Sentinelle in Piedi, lobby e gruppi catto-fascisti che nascondendosi dietro la libertà di espressione, veicolano messaggi di intolleranza, violenza e omo/lesbo/transfobia. Questi gruppi rivolgono un attacco diretto alla scuola pubblica, attraverso lo spauracchio della “teoria del gender”, che per noi significa autodeterminazione, percorsi di liberazione collettivi e favolosità.

Abbiamo deciso di scendere in piazza il 20 giugno con il NoExpo Pride,  portando per strada le nostre molte e differenti identità, quelle che il sistema (v)etero capitalista mette ai margini, quelle che non si abbinano bene con la vetrina di Expo. Rinunciamo  alla rispettabilità  omonormata  e invaderemo le strade di Milano, perchè non siamo disposte a farci confinare  nei ghetti del consumo gay friendly. Non siamo disposte a subire sui nostri corpi meccanismi di patologizzazione e medicalizzazione solo perchè non corrispondiamo a quella norma che ci vorrebbe far rientrare nel binarismo di genere e rendere accettabili. I nostri corpi sono eccedenti e per questo favolosi! Vogliamo creare città dove le strade  libere le fanno le soggettività che le attraversano quotidianamente, con la solidarietà e le relazioni che costruiscono, e non le telecamere e la militarizzazione; una città dove i nostri desideri si possano realizzare negli spazi che viviamo e liberiamo ogni giorno da razzismo e omo/lesbo/transfobia.

Quindi vogliamo ripartire da dove tutto ebbe inizio, da Stonewall, con la lotta e la favolosità che da sempre ci hanno contraddistinto, orgogliose come le frocie, le lesbiche e le travestite che si opposero alla violenza e ai soprusi della polizia.

Vogliamo una città frocia, non una vetrina gay per Expo!

I nostri desideri sono ingovernabili, la nostra libertà non è in vendita!!!

Per adesioni e informazioni:
Mauro 3388365190 mauromuscio90@gmail.com
Carlotta 386834626 carlotta@autistiche.org

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Presentazione di “Biolavoro Globale. Corpi e nuova manodopera” – 26 Maggio h 18:30 Libreria Les Mots

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Neoliberismo: una parola molto usata, a tratti abusata, e che finisce per sembrarci astratta e inafferrabile. Cosa diciamo quando diciamo neoliberismo? Un modello economico, una organizzazione del lavoro, una struttura del pensiero?Grazie a “Biolavoro globale” proveremo a dare corpo al neoliberismo, andando ad indagarlo lì dove si innesta nella carne, nei tessuti e nelle cellule degli esseri umani. Questo testo, infatti, svela come il neoliberismo non sia una immateriale gestione finanziaria, ma si radichi e ricada sui corpi, in una distorsione del rapporto tra pubblico e privato che rimanda all’etimologia stessa della parola economia. L’oikos e i corpi che lo abitano, infatti, vengono investiti dai processi produttivi, rompendo drasticamente la distinzione tra produzione e riproduzione, mettendo in discussione il welfare e i rapporti di proprietà.

Seguendo le fila di questo testo che ripercorre la nascita del lavoro clinico ci chiederemo: che cosa vuol dire “donare” un ovocita? Che tipo di lavoro è sperimentare dei farmaci? Che immaginario costruiscono queste pratiche? Ma soprattutto, che forme di consapevolezza e di resistenza possiamo mettere in atto?

Ne discutono:

Giuseppe Testa
Professore di Biologia Molecolare, Università di Milano

Angela Balzano
Curatrice e traduttrice del volume

Gruppo IppolitaCarlotta Cossutta e Arianna Mainardi – Ambrosiamartedì 26 maggio
h 18.30
Les Mots Libreria, via Pepe ang. via Carmagnola

Melinda Cooper e Catherine Waldby, Biolavoro globale. Corpi e nuova manodopera, DeriveApprodi, 2015.
http://www.deriveapprodi.org/2015/02/biolavoro-globale/

 

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E’ Iniziato il Conto alla Rovescia……

-26 no expo

 

IL 20 Giugno alle ore 15:30
concentramento in Piazza Duca D’Aosta, Stazione Centrale, Milano

CORTEO NOEXPOPRIDE
NE’ NORMALI NE’ SFRUTTATE
SIAMO LIBERE E AUTODETERMINATE

Saremo in tante, saremo
Lesbiche, Froce, Queer, Femministe, Migranti, Trans, Seconde Generazioni, Lavoratoric* del sesso……

Scenderemo in piazza portando per strada le nostre molte e differenti identità, quelle che il sistema (v)etero capitalista mette ai margini, quelle che non si abbinano bene con la vetrina di Expo.

Rinunciamo alla rispettabilità omonormata e invaderemo le strade di Milano, perchè non siamo disposte a farci confinare nei ghetti del consumo gay friendly. Non siamo disposte a subire sui nostri corpi meccanismi di patologizzazione e medicalizzazione solo perchè non corrispondiamo a quella norma che ci vorrebbe far rientrare nel binarismo di genere e rendere accettabili.

I nostri corpi sono eccedenti e per questo favolosi!

Vogliamo creare città dove le strade libere le fanno le soggettività che le attraversano quotidianamente, con la solidarietà e le relazioni che costruiscono, e non le telecamere e la militarizzazione; una città dove i nostri desideri si possano realizzare negli spazi che viviamo e liberiamo ogni giorno da razzismo e omo/lesbo/transfobia.

Vogliamo ripartire da dove tutto ebbe inizio, da Stonewall, con la lotta e la favolosità che da sempre ci hanno contraddistinto, orgogliose come le frocie, le lesbiche e le travestite che si opposero alla violenza e ai soprusi della polizia.

I nostri desideri sono ingovernabili, la nostra libertà non è in vendita!!!

 

work in progress….stay tuned

http://noexpopride.noblogs.org/
https://www.facebook.com/pages/NoExpo-Pride/635191053253795

 

 

 

 

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Gaia Passeggiata 17 maggio – report fotografico

 

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GAIA PASSEGGIATA LiberiaMil’ano 17 Maggio Piazza Duca D’Aosta Milano

noexpopride logo

 

GAIA PASSEGGIATA

LiberiaMil’ano

17 Maggio 2015

ore 18:00 Assemblea Pubblica verso il NoExpoPride del 20 giugno in Piazza Duca D’Aosta.

ore 20:00 GaiaPasseggiata! da piazza Duca D’Aosta
>>> performate, scollate e sconciate, con tacchi a spillo corpetti e paillettes ci riprenderemo le strade contro la militarrizzazione e le politiche securitarie, perchè l’unica città sicura è quella attraversato da donne, lesboche trans, froce e queer! <<<

 

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“Frocio!”, “lesbica di merda!”, “cosa sei, un uomo o una donna?”, “me lo fai un pompino?”: queste sono solo alcune delle frasi che tutti i giorni ci vengono rivolte dalle macchine, dai passanti, dai motorini di questa città. E se siamo consapevoli che le violenze sessuali avvengono soprattutto tra le mura di casa, sappiamo anche che abitare lo spazio pubblico con corpi eccedenti e non normalizzati – o che sembrano tali ma rifiutano di rispondere alle aspettative comuni – crea in molti quel disagio che scaturisce troppo spesso in violenza.

Ancora non possiamo girare per la città esprimendo liberamente la favolosità dei nostri corpi. Ancora vediamo aggressioni verso le/i trans, derisione verso le froce, insulti alle lesbiche. Ancora ci dicono che dobbiamo stare attente a come ci vestiamo la sera.
Qualcuno vorrebbe rispondere con l’aumento delle telecamere, la “pulizia” dei quartieri periferici e l’istituzione di ghetti.

Riteniamo che l’unico modo per modificare il contesto e l’immaginario pubblico è attraversare la città con i nostri corpi, quei corpi che si allontanano dalla norma, e che, per il solo esserci, sono capaci di sovvertire l’ordine repressivo e il decoro.

Contro ogni deriva securitaria sappiamo che le strade sicure le fanno le donne, i/le trans, i gay e le lesbiche, i/le migranti che le percorrono. E contro ogni retorica del decoro e della pulizia sappiamo che la diversità ci permette maggiore libertà di ogni galateo.
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Desideriamo una città libera da omotransfobia machismo e sessismo e in cui tutte possano sentirsi a proprio agio.

Per questo il 17 maggio, in occasione della giornata mondiale contro l’omotransfobia, percorreremo le strade di Milano con una passeggiata gaia, ricca di calze a rete e boa di piume, minigonne e cravatte, ombretti scintillanti e baffi, scollature vertiginose e tute da lavoro. Lo faremo al termine di un’assemblea per rilanciare il NoExpo Pride del 20 giugno E per ricordare come il Grande Evento cerchi di fare “bella figura” cancellando dalle strade della città tutto quello che potrebbe disturbare il suo buon ordine: prostitute, migranti, scritte sui muri, donne troppo svestite ed ogni forma di marginalità. Expo vuole presentarsi come fonte di innovazione, ma non fa che rinforzare vecchi stereotipi: le donne stanno in cucina, le prostitute devono coprirsi, i gay hanno diritto ad una strada di locali alla moda e lesbiche e trans scompaiono.

A tutto questo rispondiamo partendo da noi, riappropriandoci della città e delle sue strade con tutti i nostri corpi, costruendo relazioni che ci permettano di essere sicure perché insieme, forti perché collettive.

Froce, lesbiche, trans e queer
NoExpoPride

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