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Nessun* si salva da sola
Il 26 novembre a Roma scenderemo in piazza contro la violenza maschile sulle donne, come recita lo slogan della manifestazione Non una di meno.
Una manifestazione vitale, oggi, perché crediamo che solo una lotta femminista, capace di riprendersi lo spazio pubblico, sia in grado di darci la forza di resistere e rinsaldare quei legami e quelle reti che ci tengono vive.
Sappiamo, infatti, che la violenza maschile (e con maschile intendiamo una postura e non certo una biologia) è strutturale, sistemica, quotidiana, tutto fuorchè un’emergenza improvvisa e imprevedibile. Si tratta, ogni volta, di un raptus diverso, di malesseri differenti e di scuse che giustificano i carnefici. Sappiamo che questa violenza è sono il frutto più esplicito di una cultura maschilista che si nutre di battute, fischi per strada, mani sul culo, disparità salariale e di status, pretese di trovare la cena pronta e di definire l’altra. E’ una violenza che si nutre dell’eteronormatività, ossia l’eterosessualità come unica forma di relazione possibile, e si rivolge contro tutte le soggettività che sfidano il binarismo di genere e mettono in questione i modelli egemonici di femminilità e mascolinità.
Sappiamo che la violenza è alimentata da un sistema di welfare che si rivolge costantemente alla struttura famigliare come unico referente sociale, rinchiudendo le donne nelle strette maglie del privato e della coppia, in un incastro temibile con le retoriche dell’amore come forza salvifica e totalizzante. Il lavoro di cura diventa così gabbia obbligata e prima cornice che identifica il soggetto-donna senza possibilità di diversificare scelte e desideri. Sappiamo che la violenza si nutre di istituzioni (ospedali, polizia, tribunali, etc.) che per prime, dichiarando di combatterla, la minimizzano. Fedeli all’adagio “tra moglie e marito” e all’idea che la fine di una relazione sia un fallimento da prevenire ad ogni costo (anche quello della vita di una donna!) producono immaginari repressivi ostacolando tutte le forme di educazione, formazione e tutela che potrebbero costruire alternative a questa mentalità.
Sappiamo che la violenza si rafforza anche grazie ai media che ad ogni nuovo femminicidio sono pronti a scandagliare la vita della vittima per metterne in luce ogni deviazione dalla norma. Ogni dettaglio che esce dallo schema della nostra società ancora fortemente patriarcale e repressiva diventa una giustificazione per ogni carnefice oppure viene riportato a supposti costumi ancestrali se proviene da contesti culturali diversi, sommando così razzismo a sessismo. Media che non perdono occasione di dirci che le vittime non sono tutte uguali: che le vite delle donne transessuali o delle prostitute valgono un po’ di meno, senza riconoscere loro lo statuto pieno di donne.
Sappiamo che la violenza attraversa ogni ambito delle nostre vite, anche quelli dove dovremmo essere al centro di pratiche di cura, come i consultori, sempre più colonizzati da medici obiettori, e le sale parto, in cui si agisce spesso violenza ostetrica. Sappiamo che la violenza si nutre anche del binarismo di genere rafforzato da una medicina che pratica operazioni chirurgiche di riassegnazione del sesso su* neonat* intersex e che sottopone le persone transgender a percorsi di patologizzazione e medicalizzazione.
Sappiamo che la violenza si annida in ogni ambiente, anche in quelli che si credono immuni come i movimenti che contribuiamo ad animare e che troppo spesso riproducono dinamiche sessiste.
Per tutto questo viviamo la manifestazione del 26 come un vero punto di partenza, in cui annodare i fili delle lotte che esistono e inventarne di nuove, in cui non delegare, a nessuno, la decisione su come tutelarci, perché sappiamo che la tutela migliore è quella che ci fa essere indipendenti e allo stesso tempo connesse con le altre, capaci di reagire perché forti di un noi che è già politico.
Per tutto questo saremo nello spezzone transfemminista e queer (https://sommovimentonazioanale.noblogs.org/post/2016/11/02/26n-per-uno-spezzone-transfemminista-queer-al-corteo-nazionale-contro-la-violenza-maschile-sulle-donne/), a ricordare che la violenza maschile sulle donne è matrice di altre violenze e di altre oppressioni e che nessun* si salva da sola.
Non una di meno
NI UNA MENOS! NON UNA DI MENO!
Tutte insieme contro la violenza maschile sulle donne
Verso una grande manifestazione: il 26 Nov tutte a Roma!
Il 25 novembre è la giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne. Vogliamo che sabato 26 novembre Roma sia attraversata da un corteo che porti tutte noi a gridare la nostra rabbia e rivendicare la nostra voglia di autodeterminazione.
Non accettiamo più che la violenza condannata a parole venga più che tollerata nei fatti. Non c’è nessuno stato d’eccezione o di emergenza: il femminicidio è solo l’estrema conseguenza della cultura che lo alimenta e lo giustifica. E’ una fenomenologia strutturale che come tale va affrontata.
La libertà delle donne è sempre più sotto attacco, qualsiasi scelta è continuamente giudicata e ostacolata. All’aumento delle morti non corrisponde una presa di coscienza delle istituzioni e della società che anzi continua a colpevolizzarci.
I media continuano a veicolare un immaginario femminile stereotipato: vittimismo e spettacolo, neanche una narrazione coerente con le vite reali delle donne. La politica ci strumentalizza senza che ci sia una concreta volontà di contrastare il problema: si riduce tutto a dibattiti spettacolari e trovate pubblicitarie. Non c’è nessun piano programmatico adeguato. La formazione nelle scuole e nelle università sulle tematiche di genere è ignorata o fortemente ostacolata, solo qualche brandello accidentale di formazione è previsto per il personale socio-sanitario, le forze dell’ordine e la magistratura. Dai commissariati alle aule dei tribunali subiamo l’umiliazione di essere continuamente messe in discussione e di non essere credute, burocrazia e tempi d’attesa ci fanno pentire di aver denunciato, spesso ci uccidono.
Dal lavoro alle scelte procreative si impone ancora la retorica della moglie e madre che sacrifica la sua intera vita per la famiglia.
Di fronte a questo scenario tutte siamo consapevoli che gli strumenti a disposizione del piano straordinario contro la violenza del governo, da subito criticato dalle femministe e dalle attiviste dei centri antiviolenza, si sono rivelati alla prova dei fatti troppo spesso disattesi e inefficaci se non proprio nocivi. In più parti del paese e da diversi gruppi di donne emerge da tempo la necessità di dar vita ad un cambiamento sostanziale di cui essere protagoniste e che si misuri sui diversi aspetti della violenza di genere per prevenirla e trovare vie d’uscita concrete.
È giunto il momento di essere unite ed ambiziose e di mettere insieme tutte le nostre intelligenze e competenze.
A Roma da alcuni mesi abbiamo iniziato a confrontarci individuando alcune macro aree – il piano legislativo, i CAV e i percorsi di autonomia, l’educazione alle differenze, la libertà di scelta e l’IVG – sappiamo che molte altre come noi hanno avviato percorsi di discussione che stanno concretizzandosi in mobilitazioni e dibattiti pubblici.
Riteniamo necessario che tutta questa ricchezza trovi un momento di confronto nazionale che possa contribuire a darci i contenuti e le parole d’ordine per costruire una grande manifestazione nazionale il 26 novembre prossimo.
Proponiamo a tutte la data di sabato 8 ottobre per incontrarci in una assemblea nazionale a Roma, e quella del 26 novembre per la manifestazione.
Proponiamo anche che la giornata del 27 novembre sia dedicata all’approfondimento e alla definizione di un percorso comune che porti alla rapida revisione del Piano Straordinario Nazionale Anti Violenza.
Queste date quindi non sono l’obiettivo ma l’inizio di un percorso da fare tutte assieme.
Realtà Promotrici:
Rete IoDecido
D.i.Re – Donne in Rete Contro la violenza
UDI – Unione Donne in Italia
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