Archivio per la categoria Generale

MATERNITÀ SOVVERSIVE – 1 Ottobre Piano Terra h18:00

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MATERNITÀ SOVVERSIVE

di Maria Llopis

Ho riunito tutte queste persone in questo libro, perché mi sembra una fonte d’ispirazione il loro modo di approcciare la maternità, perché mi sembra che sfidino il sistema prestabilito con il piacere e l’allegria, perché mi sembra che facciano una politica radicale con la pratica e il loro proprio vissuto. Parti estatici, genitorialità condivisa, genitorialità e creatività artistica, genitorialità e sessualità, partenogenesi, paternità trans*, attivismo, matriarcattivismo, allattamento condiviso, parti tradizionali, maternità trans-hack-femminista, società matriarcali, maternità e società capitalista, maternità ed eco femminismo… Sì, Maria, ma cosa sono le maternità sovversive? Tutte, lo sono tutte, tutte quelle che esistono, perché mi devi spiegare qual è la maternità che si adatta alla definizione egemonica… È impossibile adattarsi a ciò che ci vogliono vendere come maternità da parte della medicina e le politiche ufficiali. Ogni esperienza della maternità sfida a modo suo l’ordine stabilito, fa esplodere il mondo e lo fa nascere di nuovo. Ed è in questa rottura che si sviluppa un nuovo tipo di società. La società patriarcale e capitalista nella quale viviamo ha i giorni contati; sono cicli, la vita è fatta di cicli e questo sta arrivando alla sua fine. Il cambio di paradigma che stiamo vivendo con le nuove maternità ci dimostra che siamo pronti per un altro tipo di organizzazione sociale.
Il libro comprende 18 interviste a realta’ di maternita’ e genitorialita’ fuori dal comune come a:
Alicia Murillo
Del LaGrace Volcano
Erik Humma
Poussy Derama
Klau Kinki
Helena Torres
Fannie Sosa
Annie Sprinkle e Beth Stephens

http://www.golenaedizioni.com/page.php?170

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h 18.00
Presentazione del libro “Maternità Sovversive”
interverranno l’autrice Maria Llopis
Maya Checchi – Golena Edizioni
Maria Tinka – Rosario Gallardo

seguirà aperitivo a sostegno Csa Lambretta

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FERTILITY DAY – 22 Settembre Piazza della Scala h18:00

HO TOLTO LE PILE DALL’OROLOGIO BIOLOGICO
#dovelehaimesse?

immagine di: https://www.facebook.com/I-meme-di-unamanu-571943462959546/

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Il Fertility Day ha scatenato rabbia e indignazione grazie ad una campagna particolarmente brutta, che la Ministra ha ritirato sostenendo: “la campagna si cambia, sono le idee che contano”.
Il 22 settembre noi vorremmo ricordare alla Ministra, invece, che il problema non sono tanto le orribili immagine di cicogne e banane spiaccicate, ma proprio le idee che animano il Piano Nazionale per la Fertilità: 137 pagine, firmate da vari e varie “esperte”, per “riscoprire il Prestigio della Maternità” (come recita il sommario, maiuscole incluse). Un Piano che, con la scusa di parlare di salute e fare prevenzione, colpevolizza quegli uomini e quelle donne che non possono o non vogliono avere figli: da un lato, infatti, si ritengono le donne italiane delle ignoranti che non sanno che i loro ovociti invecchiano con loro (titolo di uno dei paragrafi), mentre dall’altro si stigmatizza chi non vuole avere figli (o non ora) accusandolo di “ripiegamento adolescenziale” e egoismo. Un Piano non finanziato, che non propone di investire davvero nella prevenzione e nell’informazione, ma che punta a rafforzare l’immaginario, già molto forte in Italia, che le donne siano complete solo se madri (i padri, intanto, sono scomparsi). Un Piano che non si interroga sulle condizioni materiali in cui le donne vivono, tra ricatti sul lavoro e welfare assolutamente insufficiente. Un Piano che guarda con paura alla fiducia nelle tecnologie riproduttive così ostacolate in Italia.
Noi vorremmo, il 22 settembre, scendere in piazza per dire che le donne (e gli uomini) possono essere complete anche senza figli, che chi sceglie di essere madre o padre lo fa inseguendo prima di tutto un desiderio (e non una necessità del sistema pensionistico) che andrebbe sostenuto con un welfare che permetta di non dipendere dalla famiglia di origine, che in Italia esistono molti bambine e molte bambine non riconosciute perché figlie di stranieri, che nel mondo ci sono figlie e figli che arrivano ai nostri confini e che respingiamo quotidianamente, che se la fertilità è un bene comune allora vogliamo assorbenti gratuiti e ferie pagate durante l’ovulazione e le mestruazioni e che il Ministero dovrebbe occuparsi della salute e non di dispensare giudizi morali come la “parente impicciona” (citazione dal Piano) ai pranzi di famiglia.

Ci troviamo tutti in Piazza Della Scala h 18:00

fertility day 22 settembre 2016 Piazza della Scala

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Ricostruiamo il Lambretta

BANNER-IBAN-LAMBRETTA-PER-WEBLe famiglie che ci piacciono sono quelle che ci scegliamo e il Lambretta è una parte della nostra.

 

Il 15 settembre 2016 un incendio distrugge il csoa Lambretta, proprio alla vigilia del suo secondo compleanno.
Sono stati due anni molto ricchi di iniziative e di innumerevoli progetti :
scuola di italiano, palestra popolare, laboratorio hip hop, un bar a prezzi popolari, eventi ludici e culturali accessibili a tutti, riqualifica dello spazio.
Non abbiamo intenzione di abbandonare i nostri progetti e i nostri sogni, ma chiediamo una mano a tutti coloro che sostengono l’ autorganizzazione come modello alternativo.
Ringraziamo le persone e le collettività che in questi giorni hanno solidarizzato con noi.
Dateci una mano a ricostruire il Lambretta ovunque sarà

IBAN
IT 45C0760105138285291185316
INTESTATO A DAVIDE SALVADORI
INFO collettivolambretta@gmail.com

#PIUFORTEDELLEFIAMME
#RICOSTRUIAMOILLAMBRETTA

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Fertility Day Assemblea Cittadina 15 settembre h 21.00 PianoTerra

Catherine Opie

Catherine Opie, Self-Portrait/Nursing [Autoritratto/Allattando], 2004 – Collezione privata. Courtesy Studio Guenzani, Milano.

Il Fertility Day ha scatenato rabbia e indignazione grazie ad una campagna particolarmente brutta, che la Ministra ha ritirato sostenendo: “la campagna si cambia, sono le idee che contano”.
Il 22 settembre noi vorremmo ricordare alla Ministra, invece, che il problema non sono tanto le orribili immagine di cicogne e banane spiaccicate, ma proprio le idee che animano il Piano Nazionale per la Fertilità: 137 pagine, firmate da vari e varie “esperte”, per “riscoprire il Prestigio della Maternità” (come recita il sommario, maiuscole incluse). Un Piano che, con la scusa di parlare di salute e fare prevenzione, colpevolizza quegli uomini e quelle donne che non possono o non vogliono avere figli: da un lato, infatti, si ritengono le donne italiane delle ignoranti che non sanno che i loro ovociti invecchiano con loro (titolo di uno dei paragrafi), mentre dall’altro si stigmatizza chi non vuole avere figli (o non ora) accusandolo di “ripiegamento adolescenziale” e egoismo. Un Piano non finanziato, che non propone di investire davvero nella prevenzione e nell’informazione, ma che punta a rafforzare l’immaginario, già molto forte in Italia, che le donne siano complete solo se madri (i padri, intanto, sono scomparsi). Un Piano che non si interroga sulle condizioni materiali in cui le donne vivono, tra ricatti sul lavoro e welfare assolutamente insufficiente. Un Piano che guarda con paura alla fiducia nelle tecnologie riproduttive così ostacolate in Italia.
Noi vorremmo, il 22 settembre, scendere in piazza per dire che le donne (e gli uomini) possono essere complete anche senza figli, che chi sceglie di essere madre o padre lo fa inseguendo prima di tutto un desiderio (e non una necessità del sistema pensionistico) che andrebbe sostenuto con un welfare che permetta di non dipendere dalla famiglia di origine, che in Italia esistono molti bambine e molte bambine non riconosciute perché figlie di stranieri, che nel mondo ci sono figlie e figli che arrivano ai nostri confini e che respingiamo quotidianamente, che se la fertilità è un bene comune allora vogliamo assorbenti gratuiti e ferie pagate durante l’ovulazione e le mestruazioni e che il Ministero dovrebbe occuparsi della salute e non di dispensare giudizi morali come la “parente impicciona” (citazione dal Piano) ai pranzi di famiglia.

Per immaginare insieme come portare in piazza questi e altri contenuti, Ambrosia indice un’assemblea il 15 settembre alle 21 a PianoTerra (via confalonieri 3)

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Assemblea Cittadina CFQ – 9 Giugno 2016 – Casa delle Donne

11248149_682037621902471_3141793536388429272_nForse vi ricordate di noi come NoExpo Pride.
Siamo una rete di collettive, gruppi, associazioni che si è costituita l’anno scorso per affrontare da un punto di vista situato e di genere l’arrivo della grande macchina di Expo nella nostra città. Vedevamo nella logica del grande evento un meccanismo che avrebbe fagocitato molte delle nostre rivendicazioni, trasformandole in fette di mercato.
Dalla disponibilità delle donne a nutrire il pianeta fino all’ipotesi di una gaystreet per attrarre turisti, erano molti i segnali d’allarme che ci hanno spinte a costruire un pride diverso, un NoExpo Pride appunto, capace di resistere a pinkwashing e omonazionalismo.
Expo è passata, ma non passiamo noi.
Come dicevamo durante Expo, la grande fiera non era altro che l’esposizione di tante delle politiche neoliberiste che ci troviamo ad affrontare ogni giorno. E allora, anche quest’anno, abbiamo sentito la necessità di fare rete, di costruire legami di solidarietà, di trovare alleate in questi tempi grigi di crociate anti-gender e di contaminarci a vicenda lavorando insieme. Abbiamo cambiato nome, però, e ci ripresentiamo: siamo le Collettive Femministe Queer e siamo pronte a riprenderci gli spazi di questa città, e non solo.
Vi invitiamo ad una assemblea, il 9 giugno alle h 19, per rivederci e per pensare insieme come attraversare il Pride di quest’anno intrecciando le lotte e le rivendicazioni. Vogliamo, da femministe, partire da noi, dalle nostre vite precarie e dalle condizioni materiali delle nostre esistenze, per ricordarci che i diritti civili non bastano a garantire vite degne di essere vissute.
Se Alfano ha gioito per aver evitato una “rivoluzione contro natura”, noi siamo pronte a farla, per liberare i nostri desideri non solo dalle maglie di una presunta natura, ma anche dalle reti del capitalismo.

Collettive Femministe Queer

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TRUCCO&PARRUCCO QUEER POINT

Ri-Make – Queer Party – 14 Maggio 2016

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TRUCCO&PARRUCCO QUEER POINT
Punto alla perform-azione.

Uomini e donne non si nasce, ma…si diventa!

Hai sempre avuto un debole per il glitter e le paillettes, ma hai paura di ammetterlo, perfino a te stesso? Vorresti per una sera non doverti preoccupare dei machi allupati che cercano di baccagliarti attaccandotisi al culo mentre balli?
Avresti voglia d’indossare delle calze a rete e una minigonna, ma uscendo di casa hai paura di dover subire gli sguardi giudicanti ed increduli di mamma, nonna e passanti?
Da piccola ti hanno sempre dato del “maschiaccio”, ma tu sei convinta che sia una delle tue migliori qualità?

Se sei sempre stat* un* fan sfegatat* dei turbanti alla Moira Orfei, se pensi che un look alla Walker Texas Ranger possa tirare fuori tutta la tua mascolinità, allora sei nel posto giusto!
Nulla di tutto ciò? Sei semplicemente curios* di sapere che cosa accadrà qui?
Benvenut* al queer point!

Entri Gino, esci Beatrice
Entri Carmela, esci Mario
…lasciate fuori le vostre imposizioni, o voi ch’entrate!.

“Il drag king, o queen che sia, se inteso come performance intenzionale, teatralizzata e autoriflessiva del genere, contribuisce a svelare il modo in cui questo ‘lavora’[…]. Insomma il drag svela ‘il lavoro del genere’, ne mette a nudo la struttura citazionale” (Butler, 2004).

Chi prende parte a questo spazio, mette in atto una messa in discussione di sè. Non scambiarla per una carnevalata!. Abbi rispetto di chi vuole sperimentare questa pratica per conoscere meglio sè stess* e scoprire lati di sè che non ha ancora visto e vissuto.

https://lelucciole.noblogs.org/
https://ambrosia.noblogs.org/

Se stasera vuoi sperimentarti al queer point, per facilitarti l’impresa ed essere ancora più favolos*, porta con te abiti adatti: ad es. se vuoi performare la tua mascolinità porta con te degli indumenti maschili, viceversa se vuoi sperimentare la tua femminilità. Tutto il resto lo forniamo noi con la consulenza dell* nostr* abili make-up-drag artists!

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IT’S UP TO YOU!

Il festival delle culture antifasciste Partigiani in ogni Quartiere è un luogo condiviso e liberato, nel quale poter esprimere socialità e relazioni.
È uno spazio dove consapevolezza e rispetto sono beni comuni.
Sentirsi sicuri vuol dire sentirsi a proprio agio.
Per vivere bene insieme è giusto essere responsabili nei confronti di tutte e tutti.
Per stare bene devi agire nel rispetto di ciò che ti circonda.
Per stare bene devi assicurarti che tutti stiano bene.
Per avere attenzioni, dedica attenzioni.
Perchè stare bene dipende da tante cose, ma prima di tutto dipende da te.
Evitiamo atteggiamenti machisti e sessisti.
Rispettiamo l’ambiente che ci circonda.
Se vuoi bere o sballarti fallo conoscendo gli effetti che ha sul tuo comportamento. Essere alterati non sospende la responsabilitàche hai di te e di quello che fai con le altre e gli altri.
it’s up to you è un’attitudine.
it’s up to you è responsabilità.
it’s up to you è fatti e non parole.

SE QUALUN* TI DA FASTIDIO E HA COMPORTAMENTI VIOLENTI O POCO RISPETTOSI CON TE O CON ALTR*, CHE TI METTONO A DISAGIO O TI PREOCCUPANO, RICORDA CHE IL POSTO IN CUI TI TROVI E’ UNO SPAZIO AUTOGESTITO CHE RIFIUTA SESSISMO, FASCISMO, OMO-LESBO-TRANSFOBIA E RAZZISMO, QUINDI NON SEI SOL*!

 

 

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TABOO QUEER 17 Aprile ore 16:30 Teatro Ringhiera

QUEER FESTIVAL   Teatro Ringhiera

DOMENICA 17 aprile ore 16.30

TABOO QUEER Il gioco degli stereotipi
Un gioco da piana per grandi e piccoli

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Taboo è un notissimo gioco in scatola, che consiste nel provare a far indovinare alcune parole descrivendole senza usarne alcune proibite, appunto tabù. Il Tabù Queer è, invece, un gioco da piazza, in cui oltre che descrivere le parole sarà possibile mimarle o disegnarle, cercando di farle indovinare alla propria squadra per proseguire lungo il tabellone fino alla vittoria. Bisognerà, però, fare attenzione alle caselle ‘imprevisto’, tra le quali spicca la temutissima casella ‘gender’ che ti riporta al punto di partenza.

Anche nel Tabù Queer ci sono delle parole (e dei gesti e segni grafici) proibite: sono tutte quelle che rimandano a degli stereotipi sul genere – ma non solo – che caratterizzano la nostra vita. Ribaltiamo il senso della parola tabù, quindi, che non sarà più qualcosa che si oppone ad una norma, ma quei comportamenti e quelle immagini che riproducono proprio le norme di genere. Se queer è qualcosa che si fa, prima che una teoria o un’identità, proveremo a farlo insieme sulla Piana del Teatro Ringhiera per capire come liberarci dagli stereotipi mettendo in scena l’inaspettato, immaginando nuovi modi di rappresentarci.

INGRESSO LIBERO

 

 

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