Archivio per la categoria Generale
Il Lambretta è la nostra famiglia
Famiglia…
Famiglia tradizionale.
Famiglia omogenitoriale.
Famiglia allargata.
Famiglia eteronormata.
Famiglia monogenitoriale.
Famiglia arcobaleno.
Famiglia cristiana.
Famiglia di sangue.
Famiglia anagrafica.
La famiglia è la famiglia.
O no???
Se dovessimo dare una nostra definizione di questa parola, come prima reazione respingeremmo molte di quelle elencate, e non troveremmo comunque in una sola di esse la nostra collocazione.
Famiglia è plurale: insieme di individui, idee, aspirazioni, orientamenti, emozioni e potremmo andare avanti ore. Relegare a un singolo termine la sua complessità, ci toglierebbe il piacere di sentirci stimolate da una mescolanza che non esige ordine bensì approfondimento e crescita. Ci confinerebbe nell’appiattimento tipico di una cultura semplicistica atta a omologare, negare, giudicare e ordinare tutto secondo parametri rigidi e predefiniti di consuetudini, in virtù di non si sa quale necessità sociale.
Eppure perfino il dizionario, dopo uno sproloquio sulla famiglia votata alla riproduzione (che ci ricorda quanto la chiesa cattolica permei ancora la nostra cultura), ci da’ uno stimolo interessante, anche se solo nella sua quarta voce:
E prosegue: 4.estens. e fig. a. Gruppo o comunità di persone che hanno tra loro vincoli o rapporti di affinità, anche ideale, o che sono associate da interessi o finalità comuni, o che svolgono socialmente determinate attività politiche, economiche, religiose, ecc.
La storia dei movimenti sociali è attraversata da storie di famiglie, di comunità di persone che si sono scelte, sulla base di valori etici, morali e politici e hanno intrapreso percorsi più o meno lunghi, fondando micro-società, costruendo alternative reali agli stili di vita mainstream, intrecciando reti di solidarietà attiva fra i membri dei gruppi ma anche fra gruppi diversi, imparando a confrontarsi invece di sovrastare gli altri, credendo nell’autodeterminazione, lasciando spazio alla crescita delle differenze come valore aggiunto di ogni percorso su cui basare successive sinergie.
Ognuno di noi ha diritto ad avere la sua famiglia, e per famiglia intendiamo un nucleo di persone di riferimento con il quale stare bene, darsi strumenti per affrontare le crisi, essere sé stessi e con cui voler crescere, imparare, condividere. E tutto questo non possiamo ottenerlo solo dalla famiglia di sangue, nemmeno i più fortunati.
Non abbiamo bisogno di carte da firmare per sentirci famiglia o del riconoscimento degli altri, non abbiamo esigenza di stare dentro alle regole o di seguire quelle più diffuse.
Non è un problema per noi vedere famiglie multicolore, grandissime o piccolissime, con genitori di un solo genere, senza anelli al dito, come del resto
crediamo non debba esserlo per nessuno.
Riconosciamo l’affetto, riconosciamo il rispetto, riconosciamo l’impegno
delle famiglie che ci piacciono, comunque esse siano.
La famiglia si può scegliere.
Il Lambretta è la nostra famiglia.
Sgombero Lambretta
Questi sono giorni difficili per il Collettivo Lambretta, che si trova sotto la minaccia di venire sgomberato dalle quattro villette dell’ Aler occupate. Noi di Ambrosia ci teniamo a dire che stiamo con loro!
Qui di seguito riportiamo l’appello che il Collettivo Lambretta ha pubblicato.
APPELLO AL QUARTIERE E ALLA CITTADINANZA
Lo scorso aprile un gruppo di giovani del Collettivo Lambretta ha restituito alla città quattro villette dell’Aler abbandonate in stato di degrado da diversi anni.
Fino a quel momento alla mercé di spacciatori, lo spazio di via Apollodoro si è trasformato grazie all’impegno di tutti in un luogo di aggregazione, di condivisione, di progettazione per il quartiere.
Sono nate una palestra popolare, aule studio per giovani studenti, case per lavoratori precari, una redazione, una falegnameria, orti per l’autoproduzione, laboratori costruiti in collaborazione con associazioni della città. Molto altro è pronto a decollare.
Abbiamo raccolto l’appoggio e l’entusiasmo dei nostri vicini di casa, dell’Associazione Fausto e Iaio, del Consiglio di Zona, del Comitato Milano per Pisapia, dei negozianti del quartiere, di tanti cittadini disposti a mettere in gioco le proprie energie per far crescere un progetto collettivo, utile e condiviso.
In poco tempo questo luogo è diventato un punto di riferimento dove hanno trovato spazio il Gruppo di Acquisto Solidale della zona, corsi culturali, di autoproduzione e molto altro.
Oggi questo percorso rischia di essere bruscamente interrotto perché il Lambretta è sotto sgombero.
È il momento che ci aiutiate a far capire a tutti il valore del nostro progetto.
Il Lambretta siamo tutti noi!
Per la tutela dei beni comuni, per difendere ciò che è nostro, per portare avanti questo percorso con il quartiere e la città tutta, firma a sostegno del Lambretta!
Per adesioni: nosgomberolambretta@gmail.com
Domenica 1 luglio inoltre si è tenuta una assemblea di quartiere al Lambretta,dove più di 100 persone si sono incontrate e hanno parlato e discusso del possibile sgombero. Queste persone provenivano tutte da diverse socialità, e una buona parte di loro era costituita da abitanti del quartiere. Questi ultimi hanno dimostrato molto interesse per quello che sta accadendo alle quattro villette e affetto verso di esse e chi ci lavora dentro quotidianamente.
Riportiamo anche questo piccolo collage di voci raccolte da Roberto Maggioni per Radio Popolare,che ci fa capire quanto questa vicenda sia sentita.
Foto di famiglia
Da poco è finita a Milano la settimana della famiglia. E noi ci siamo chieste, che cos’è una famiglia?
Il vocabolario Treccani la definisce così: famìglia s. f. [lat. famĭlia, che (come famŭlus «servitore, domestico», da cui deriva) è voce italica, forse prestito osco, e indicò dapprima l’insieme degli schiavi e dei servi viventi sotto uno stesso tetto, e successivamente la famiglia nel sign. oggi più comune]. –
1.
a. In senso ampio, comunità umana, diversamente caratterizzata nelle varie situazioni storiche e geografiche, ma in genere formata da persone legate fra loro da un rapporto di convivenza, di parentela, di affinità, che costituisce l’elemento fondamentale di ogni società, essendo essa finalizzata, nei suoi processi e nelle sue relazioni, alla perpetuazione della specie mediante la riproduzione (con sign. simile, il termine è spesso esteso anche al mondo animale: una f. di foche, di rondini, ecc.). Sotto l’aspetto antropologico e sociologico, la famiglia si definisce come gruppo sociale caratterizzato dalla residenza comune, dalla cooperazione economica, e dalla riproduzione […].E prosegue: 4. estens. e fig.
a. Gruppo o comunità di persone che hanno tra loro vincoli o rapporti di affinità, anche ideale, o che sono associate da interessi o finalità comuni, o che svolgono socialmente determinate attività politiche, economiche, religiose, ecc.: Vidi ’l maestro di color che sanno Seder tra filosofica f. (Dante), in mezzo a un gruppo di filosofi.
Ecco, se la famiglia costituisce l’elemento fondamentale di ogni società, noi vogliamo sentirci libere di immaginare e costruire la famiglia che più ci piace, per immaginare e costruire la società che vorremmo.
E, contro ogni stereotipo, crediamo che il significato più vero del termine famiglia sia quello che la Treccani riporta come figurato: “persone che hanno tra loro vincoli o rapporti di affinità, anche ideali”. Perciò la famiglia sono mamme, papà, bambini, nonni e zie, ma anche amici, amiche e compagni di strada con cui dividiamo le nostre vite, con cui ridiamo, litighiamo, ci abbracciamo, corriamo, piangiamo a prescindere da qualsiasi contratto.
E per questo sabato 9 giugno, a Zam, abbiamo inizato a scattare delle foto di famiglia (che trovate qui : http://www.flickr.com/photos/ambrosia_milano/sets/72157630101762940/). Abbiamo messo in scena la più classica delle situazioni (un divano!) per ritrarre tutte le famiglie che abbiamo incontrato. E continueremo a farlo.
Grazie a tutti quelli che si sono fatti fotografare e grazie a Strasse (www.casastrasse.org) che ci ha ospitato nella sua splendida serata!
“Sessismo democratico”- 16 giugno presentazione a PianoTerra
Le donne sono, finalmente, presenti sulla scena pubblica, nei discorsi e nei dibattiti, ma spesso solo come vittime, come oggetti di studio e di pietas, come pretesti e come terreno di scontro.
Il 22 febbraio è uscito un libro che parla proprio di questo e che si interroga sul “sessismo democratico” che pervade la nostra società: un sessismo non immediatamente riconoscibile ma che continua ad oggettivare le donne.
Per discutere di questa forma di sessismo strisciante e di molto altro, il 16 giugno a PianoTerra (via Confalonieri 3) presentiamo:
Sessismo democratico
L’uso strumentale delle donne nel neoliberismo
A cura di Anna Simone
Mimesis Edizioni, Collana Eterotopie pp. 222, 16 euro
Il libro raccoglie saggi di Lorella Cedroni, Sara Fariello, Stefania Ferraro, Michela Fusaschi, Elisa Giomi, Marzia Mauriello, Rosa Parisi, Caterina Peroni, Leandro Sgueglia, Alessandra M. Straniero.
Ne discuteremo, tra un bicchiere di vino e una focaccina, con Caterina Peroni e con chi vorrà partecipare.
Verso Manovre Ingen(d)erose
(http://milanoinmovimento.com/appuntamenti-milano/manovre-ingenderose-sguardi-sulla-crisi)
Una lettura interessante della crisi rispetto al mondo del lavoro è efficacemente esposta nell’articolo di Francesca Bettio, Professore Ordinario alla Facoltà di Economia, “Il genere della crisi e le manovre finanziarie” http://www.ingenere.it/articoli/il-genere-della-crisi-e-le-manovre-finanziarie.
Ci racconta come i primi due anni della crisi abbiano riguardato principalmente il settore finanziario dominato dagli uomini, il settore edilizio e automobilistico, portando ad una iniziale maggiore perdita di posti di lavoro maschile. Relativamente risparmiata in questa prima fase, l’occupazione femminile sembra ora subire le più importanti ripercussioni dovute alla nuova ondata di recessione che sta colpendo il settore pubblico e dei servizi, in cui le donne sono principalmente impegnate.
Le politiche di austerity per ridurre il debito pubblico messe in campo e condivise dai diversi stati stanno infatti portando a nuove spinte recessive. In Italia la situazione è aggravata dal fatto che il Paese si basa su un paradossale sistema familistico che ha incentivato dinamiche di marginalizzazione e impoverimento.
A proposito delle conseguenze della crisi sul mercato del lavoro è interessante leggere la risoluzione del Parlamento europeo del 17 giugno 2010 sugli aspetti di genere della recessione economica e della crisi finanziaria (2009/2204(INI))http://eur-lex.europa.eu/LexUriServ/LexUriServ.do?uri=OJ:C:2011:236E:0079:0086:IT:PDF.
Tra il 2008 e il 2009, il pacchetto di misure presentato dall’Amministrazione Obama per risollevare l’economia negli Stati Uniti si preannunciava come un massiccio investimento in infrastrutture fisiche (strade, ponti..), che avrebbero dovuto supportare i settori a prevalente occupazione maschile. Nei dati a consuntivo presentati da Bettio si vede diversamente che le spese in infrastrutture sociali nella realtà
hanno superato quelle per le infrastrutture fisiche. La possibilità di rispondere alla recessione attraverso l’investimento in grandi opere sembra essere generalmente accettata come soluzione indiscutibile e concreta negli Stati Uniti, come in Europa. Invece nella realtà della politica americana gli strumenti per affrontare la crisi sembrano essersi tradotti nel più necessario ricorso ad interventi in favore della coesione sociale minacciata dalla crisi (Ripartizione dei Fondi Federali ARRA).
Ad ogni modo si continua a professare il potere miracoloso dell’investimento in grandi opere, così come orribilmente sostenuto pochi giorni fa dalla segretaria generale della CGIL Susanna Camussohttp://www.corriere.it/economia/12_marzo_11/camusso-tav-articolo18_ee4227a4-6b4b-11e1-a02c-63a438fc3a4e.shtml .
He-cession o she-cession? Non si tratta quindi di una discussione sulla regola grammaticale che attribuisce un genere alla recessione, ma di partire dalla retorica che investe il dibattito sulla crisi per smascherare i significati che le si stanno attribuendo, perché la crisi economica è un processo che ristruttura ogni segmento della vita sociale.
Manovre Ingen(d)erose – Venerdì 30 @ Z.A.M.
Parliamo dei cambiamenti socio-economici e della politica da una prospettiva di genere e queer, mettendo a confronto esperienze di vita, attivismo politico e ricerca sociale.
Stanch* dalla retorica sulla ‘Crisi’, vogliamo discutere dello svuotamento della politica in nome delle leggi della finanza, aggirando i tecnicismi e dando spazio invece alle voci di femministe, LGBT e queer.
Da un lato le opportunità di alcun* LGBTQ in determinati settori economici e nicchie del mercato del lavoro convivono con gravi dinamiche di impoverimento e marginalizzazione di molte e molti (transgender, sex worker, giovani queer). Ma preoccupa il rischio che la crisi diventi il maggiore pretesto per legittimare i peggiori stereotipi e le più bieche politiche contro donne, immigrat*, queer e transgender.
Riceviamo continue richieste di ‘maggiori sacrifici’, i cui riflessi sulle nostre vite sono del tutto oscuri e che implicano un invito all’abnegazione e alla rinuncia – invito abbondantemente raccolto e fatto proprio da molt*, in barba a interi percorsi di liberazione.
“Manovre InGenDerose” nasce invece per illuminare, con la critica sociale e il confronto collettivo, i coni d’ombra delle dinamiche in atto, partendo dai nostri percorsi di vita, lavoro e ricerca. Rilanciamo, anziché rinunciare alla critica e alla proposta in nome dei percorsi ‘unici praticabili per assecondare le leggi dell’economia’.
Venerdì 30 marzo a ZAM si confronteranno voci dai movimenti, dalla ricerca sociale, dall’accademia e dalla strada.
H 19.00 APERITIVO
H 21.00 INTERVENTI di Daniela Danna, Chiara Martucci, Cristina Morini, Gaia Giuliani, Renato Busarello, ricercator*, attivist*, e altre libere soggettività
H 24.00 DJ/VJ SET: cue, Marix, Iraqueers, Easy, Treville
FLIER A6 MANOVRE INGENEROSE LD-2