Narrazione tossica


Non è vero che non sanno usare le parole, hanno solo scelto da che parte stare.
“Gigante buono”, “imprenditore che non si è fermato un attimo”, “dà lezioni di sesso al figlio”, “ubriache fradicie violentate dall’amichetto”.
Sono solo alcune delle espressioni utilizzate recentemente dalla stampa italiana per comunicare notizie riguardanti casi di violenza di genere. 

Questo linguaggio tossico viene puntualmente riconosciuto e contestato da donne*, soggettività e movimenti femministi e transfemministi ogni volta che esce un articolo con questi contenuti.

La testata può scusarsi, modificare, rivendicare o meno il testo scritto. Si parla di errore, di ingenuità, di contestualizzazione. L’attitudine a questo tipo di narrazione viene sempre giustificata, in linea per altro con quello che avviene all’interno degli articoli. Vi è quindi una catena di giustificazioni e autoassolvimenti.
Negli articoli, e nei relativi titoli, stupratori e femminicidi vengono giustificati, si parla di raptus, di gelosia, si usano tutti i termini afferenti all’area semantica amorosa, quindi innamorato, respinto, lasciato.

Tutta la dinamica ricomincia da capo all’uscita di un altro articolo con questo tipo di narrazione.

Stupri, femminicidi, stalking sono compiuti da uomini che agiscono volontariamente violenza sulle donne* con l’intento di esercitare sui nostri corpi potere, dominio e possesso. Allo stesso modo, scrivere articoli che giustificano questi atti, è sempre violenza, non si tratta di errori involontari o disattenzioni ma di una volontaria legittimazione della violenza di genere. Al contempo e sempre con lo stesso pattern viene colpevolizzata la donna* che subisce la violenza. 

Non ci interessano le scuse, non ci sono giustificazioni, non sono errori involontari o sviste. 
Non è vero che ancora non hanno capito come parlare e scrivere della violenza di genere. 

Tutt* quest* giornalist* hanno scelto di difendere chi prevarica, stupra e uccide, attivamente e volontariamente hanno deciso da che parte stare.

A partire da queste riflessioni, tra le altre cose, abbiamo scelto di iniziare un attacchinaggio, ma ci sono mille altre pratiche che vengono costruite tutti i giorni e che possiamo continuare a costruire tutt* insieme per ribadire di nuovo che manco le regole base hanno imparato!

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